La mia amica Sarah, con il suo
simpaticissimo post misto abruzzese-romano, mi ha fatto venire in mente qualcosa del genere di altrettanto simpatico, ma un po' più in grande. Come sappiamo nel dopoguerra l'emigrazione italiana verso gli Stati Uniti, il Canada e l'Argentina, ha toccato sicuramente dei picchi elevatissimi, e il fenomeno durato almeno una ventina d'anni toccava in genere intere famiglie, che a scaglioni nel giro di pochi anni decidevano di muoversi a cercar fortuna, lasciando l'Italia definitivamente. Padri e madri, e successivamente zii, flgli e nipoti, se ne andavano, stabilendosi nel 9o% dei casi in una medesima area. New York e dintorni sicuramente rappresenta una delle aree più gettonate.
Sono venuto in contatto con questa realtà due volte.
La prima senza rendermene conto, perché ero troppo piccolo. Il cugino di mia mamma infatti, con sua moglie, si trasferì nei dintorni di New York quando avevo meno di 10 anni, e quello che mi ricordo è solo il fatto che la zia di mia mamma, sua madre, di tanto in tanto si spostava dall'Abruzzo a New York con la nave per andare a trovare suo figlio, probabilmente perché aveva paura di prendere l'"apparecchio". Negli anni è poi rimasta questa figura per noi ragazzini, di questo cugino che stava in America! In questo mese di giugno è successa una cosa molto bella. Mia mamma non aveva mai viaggiato in aereo fuori dall'Italia. E anche in Italia aveva volato solo una volta, da ragazzina. Inoltre l'incidente gravissimo che ha avuto circa 5 anni fa, in cui è stata investita qui a Roma rischiando la vita in maniera tremenda, sicuramente rendeva difficile per lei la possibilità di viaggiare. La riabilitazione è stata lunghissima, e tuttora è difficile per lei muoversi liberamente. Ma ce l'ho fatta! Sono riuscito a convincerla, dopo un paio d'anni di martellamenti, a farsi il passaporto. E così a inizio giugno, in occasione del mio ennesimo viaggio di lavoro in riva all'Hudson, me la sono portata, facendole passare una settimana da questo suo cugino. La scena che ho visto, sia quando è arrivata che quando ce ne siamo dovuti andare, è stata impagabile. Rivedersi dopo tutti questi anni per loro è stato, come dice mia mamma, un tuffo nel passato, nei ricordi. Fa bene alla salute, non ci sono dubbi!
La seconda volta invece è scaturita da un caso, che vi racconterò meglio la prossima volta (la storia merita un post a parte). Si tratta di una famiglia Chillemi conosciuta per caso 20 anni fa, e dalla quale non mi sono più staccato. E' stato per tanti anni un rapporto talmente saldo, che siamo riusciti a vederci sia lì che qui innumerevoli volte, molto di più rispetto a tanti parenti "veri" e vicini. Questa famiglia ha il suo centro di raccolta (casa di mio cugino...ormai ci chiamiamo così) a White Plains, una città che si trova a un'ora a nord di New York.
Da dove nasce la cosa simpatica? Dal fatto che il cugino di mia mamma e sua moglie sono di origine abruzzese, mentre mio cugino e la sua famiglia sono di origine siciliana. E sicuramente i misti di parlata, americano-siciliano o americano-abruzzese, sono non solo dolci a pensarci, ma anche estremamente divertenti! Ci sarebbero tantissimi esempi, qui ve ne faccio solo due, uno per cugino :) Partiamo dal cugino di White Plains, che rivolto a sua figlia che preparava da mangiare e metteva sale nel piatto, per dirle che il sale era troppo disse: "It's enough chissu ddocu"! Quando la racconto (compreso adesso) non posso fare a meno di ridere ogn volta. Il secondo esempio riguarda la moglie del cugino di mia mamma, che raccontandoci la sparizione del fastidio all'orecchio dopo la cura ci ha detto: "Mi so pijat la medicin e se n'ha ijt lu 'nnoice a la recchia"! Non male pure questa! :-)))
Non pensavo di finire questo post vista l'ora...chiudo semplicemente dicendo che Maria e io siamo stati molto felici del fatto che mia mamma sia riuscita a fare questo viaggio insperato, ma soprattutto del fatto che il mio martellamento abbia portato a questo splendido risultato! Sono stato anche contento che lei abbia affrontato questo suo primo viaggio lungo e difficile con la giusta serenità. Non è infatti facile, soprattutto nelle sue condizioni, farsi 10 ore di aereo e sopportare tutta la fase preparatoria, dal check-in all'imbarco.