Resistente nel tempo

e i miei amici io li ho chiamati piedi
perché ero felice solo quando si partiva...
(analfabetizzazione - claudio lolli)




mercoledì 20 aprile 2022

Le fettuccine di Catarina

Dite la verità, pensavate che avessi sbagliato la lettera A giusto? 😀 Forse non tutti, ma sicuramente qualcuno che lo ha pensato c'è 😉 Come sicuramente ci sarà qualcuno che, leggendo il titolo, avrà pensato di trovare nel post anche la foto di un bel piatto di tagliatelle, che in Abruzzo si preferisce chiamare fettuccine 😋 No, non c'è nessun piatto qui sotto, anche se la storia vissuta in un paesino dell'entroterra abruzzese che sto per raccontarvi ne ha molto a che fare, e non è un errore la A al posto della E 😊

Catarina è il modo in cui viene chiamata in dialetto castiglionese una donna che si chiama Caterina! Dialetto castiglionese, ovvero quello di un piccolo comune della provincia di Pescara che si chiama Castiglione a Casauria, di cui dopo vi mostrerò uno scorcio per me molto importante.

Questa Caterina di cui vi sto per raccontare è una delle signore per bene d'altri tempi a cui ho voluto più bene in vita mia! E so anche benissimo quanto me ne ha voluto lei 💓 E' mancata qualche anno fa, ma resterà per sempre nel mio cuore e nei miei ricordi più belli!

Caterina

Caterina era la mamma del mio amico Gianni, che vi "presentai" in uno dei primi post di questo blog 💓 Lei, suo marito Mimì, e i loro figli Gianni e Annamaria, miei amici del cuore, abitavano appunto a Castiglione a Casauria, proprio in questa strada che vedete nella foto qui sotto e che è una delle tre uscite dal paese.

Castiglione a Casauria (foto di Raffaele Di Loreto)

La loro era una di quelle case sulla sinistra, in cui si viveva sempre un'aria di paese, fatta di semplicità e amicizia, anche se ovviamente i pettegolezzi non potevano mancare 😂 Soprattutto quando nei primissimi tempi in cui io frequentavo la loro casa abitava con loro una zia, chiamata zì Marietta...non vi sto a raccontare quanti "Catariiiiiiiii....." volavano durante la giornata, perché zia Marietta aveva sempre da ridire, e Gianni spesso la riprendeva con un altrattanto sonoro "zì Marieeeee....e basta mo'" 😂 Oppure Mimì, che da ex fumatore non sopportava più le sigarette e quando entrava in bagno puntualmente diceva "Chi ha fumét? Giààààààà...Annamarìììììì..." 😂😂

Quante volte io e mio fratello Michele siamo stati lì, anche per interi weekend, in cui le ore di risate superavano abbondantemente tutte le altre! E dormivamo in tre in un letto matrimoniale!

Michele, Gianni e io

Caterina cominciò a volermi bene praticamente dal primo giorno, e ogni volta che arrivavo il suo "Nicoooooo" rimbombava per tutto il vialetto! Se per qualche motivo non eravamo potuti andare, chiedeva sempre a Annamaria e Gianni "Ma Nico i Michel n'hann vinut?" oppure "quando vengono?". Spesso io e lei ci siedevamo a fare due chiacchiere davanti al camino, e lei mi raccontava le sue vicissitudini, mi diceva che zia Marietta aveva rotto eheheh, oppure che la pianta aveva fatto meno peperoncini rispetto agli anni precedenti (Mimì ne andava matto e li mangiava pure da soli col pane, e anche a me non dispiacevano), o anche affettuosamente mi chiedeva come stavano a casa o che ci avrebbe voluto lì tutte le domeniche! Una signora d'altri tempi, che dava tutta sé stessa per le persone a cui voleva bene 💓

E ora arriviamo al punto! Caterina quando stava ai fornelli si trasformava, preparare da mangiare e vedere gli altri apprezzare la rendeva immensamente felice! Ci faceva sempre trovare qualcosa quando arrivavamo, ciambelloni e crostate che aveva fatto lei, e nei periodi natalizio e pasquale soprattutto non potevano mancare i calcionetti abruzzesi ripieni di marmellata d'uva ma soprattutto ripieni di farina di ceci come piacevano a me. Ma il suo cavallo di battaglia era uno!!! 😍 Appunto le fettuccine di Catarina! Guai ad andarle a comprare già fatte, un sacrilegio (ma quando raramente non è stata bene cedeva, perchè era impossibile non fargliele "quando viniv Nico" 😂💕). Proprio così, quando dovevamo andare il suo primo pensiero dalla mattina era quello di farmi trovare le fettuccine ("perché a Nico gli piacciono")! In effetti erano buonissime, col suo ragù rigorosamente senza bucce (lei lo sapeva benissimo che non le reggevo) e l'olio di peperoncino sopra, e io ne mangiavo anche 3 o 4 piatti pieni (mio fratello Michele non ce la faceva eheheh) rendendola immensamente felice! 😂 D'altra parte me lo potevo permettere, visto che ero alto 1 metro e 93, pesavo 80 chili e porca miseria non ingrassavo per niente! 😤 Poi subito dopo immancabile la sua insatata di pomodori, con quel basilico che si sentiva per tutta la casa. 

Quindi queste fettuccine di Catarina sono rimaste famose nel tempo per la loro bontà e per tutto l'affetto che c'era dietro...ma lo divennero anche per un secondo motivo abbastanza simpatico! Finita l'Università e il servizio militare, dovetti trasferirmi a Milano per lavoro, e di conseguenza non potevo più andare a casa di Gianni e Annamaria tutte le domeniche! Ma, e qui viene il punto, il mio metabolismo ha cominciato piano piano a cedere. Andavo sempre da Gianni e Annamaria quelle volte che potevo, ma...3 o 4 piatti di fettuccine colmi non ce l'avrei più fatta a mangiarli. Caterina ha continuato a farmele ogni volta...però la prima volta che mi fermai a due alla fine mi disse convinta "Nicooooo, non ti sono piaciute?" 😂😂😂 Tutti giù a ridere quel giorno, so che Annamaria, mia amica del cuore, quando leggerà queste ultime righe, si farà una valanga di risate! E tantissime risate si faranno sua figlia Margherita (che è uguale uguale a Gianni 💓) con il marito Alessandro, a cui voglio tantissimo bene (non vedo l'ora di conoscere finalmente la loro bimba Anna), suo figlio Umberto, e tutti coloro che c'erano o che sapevano di questa tradizione delle "fettuccine per Nico"! 😂

Catarì, è stato un onore per me fare parte della tua vita! 💓

venerdì 1 aprile 2022

Codice rosso

In questi ultimi anni tremendi, in cui siamo passati da una pandemia devastante arrivando, proprio quando si cominciava a scorgere la luce all’orizzonte, a toccare il fondo addirittura con una guerra che non fa bene a nessuno e che vede gli interessi economici al primo posto nelle agende di tutti i potenti e sovranisti (altrimenti si sarebbe data la medesima importanza anche a tutte le altre guerre che da anni riempiono il nostro pianeta), risvegliando anche gli istinti guerrafondai di tanti capi di stato…in questi ultimi anni tremendi in cui nel mio caso c’è stato anche il fatto personale importante di un’uscita forzata dal lavoro, sì con un accompagnamento tutto sommato buono, che però non toglie la tendenza del mondo del lavoro attuale di considerare le persone come numeri, e non come esseri umani…dicevo, in questi ultimi anni tremendi in cui è successo e sta succedendo tutto questo, è stato un tutt’uno riprendere in mano questo bellissimo libro, scritto dalla mia compagna di scuola e amica Donatella Galante a cui voglio molto bene, e rileggerne alcuni dei passi più significativi.

Codice rosso, di Donatella Galante

In questo libro, che si chiama appunto Codice rosso, attraverso il filo conduttore rappresentato dal lavoro continuo delle strutture mediche di soccorso del 118 e che tutti abbiamo apprezzato durante la pandemia, Donatella tratta con dolcezza e con delicatezza diversi temi, fra cui i principali sono quello dell’amicizia, quella fra una dottoressa e un’infermiera del 118 (ma non solo), e quello della prevaricazione e della corruzione nel mondo del lavoro, in cui molti manager sono sempre pronti a esaltare sé stessi con azioni senza scrupoli e considerando i propri riporti non come persone, ma solo come mezzo per soddisfare egoisticamente le proprie ambizioni (Donatella ha scelto di identificare questi manager attribuendo il cognome Rospetti al protagonista negativo del libro 😂), e non manca il tema dell’amore, vissuto intensamente sia da Cassandra, l’infermiera nata ribelle protagonista del romanzo, e sia da due ragazzi omosessuali. Nel libro si scorge benissimo anche un evidente, anche se potrebbe sembrare velato, sfondo politico e antirazzista, che va da una critica anticapitalista e quindi tutto sommato non certo filo-americana, a una forte determinazione nella difesa sacrosanta, attraverso i fatti non solo a parole, del mondo LGBTQ denigrato dalla politica attuale (abbiamo visto tutti che deriva squallida c’è stata in Parlamento quando non è passato il DDL Zan), invitando a voler essere ognuno sempre sé stesso indipendentemente da quello che possono pensare gli altri. Donatella riesce a parlare con dolcezza anche a volte attraverso parole forti e decise di una dottoressa, Laura Gentile, che volutamente ricorda la stessa Donatella, visto che infatti è anche lei una bravissima dottoressa del 118. Laura spesso sembra dura nella sua amicizia con Cassandra, anche quando ha dovuto purtroppo allontanarsi forzatamente. Ma nella durezza c’è amicizia forte, c’è amore, c’è solidarietà…tutte cose che significano tenerci a una persona.