Amici miei, cari piedi di blog e dal vivo, come ormai sapete di tanto in tanto mi piace tornare su uno dei miei argomenti più cari, che in un modo o nell'altro ha a che fare con uno dei miei padri verticali, appunto Claudio Lolli. Nei suoi concerti c'è un duplice argomento del quale Claudio non tralascia mai di parlare, quello dell'amore, che lui distingue appunto in orizzontale e verticale. Il primo culmina con il bellissimo pezzo "
Da zero e dintorni" nel quale pronuncia la splendida parola compagna un numero di volte indefinito, o con una delle sue ultime canzoni, "
Bisogno orizzontale" (sta nell'ultimo album "La scoperta dell'America"), che purtroppo rarissime volte ha cantato, ma che quando la canta (questa non la legge) ti fa venire la pelle d'oca a mille per quanto è bella. Il secondo tipo di amore, quello verticale, riguarda i suoi padri. Uno di sangue, rappresentato dalla canzone "
Quando la morte avrà", una delle sue più belle secondo me e che piace moltissimo a Maria, canzone che ha sempre cantato in tutti i concerti. Gli altri due amori verticali per Claudio sono il grandissimo Piero Ciampi, cui lui ha dedicato le "quattro quartine" intitolate "
I musicisti di Ciampi" (questa la legge) e l'altrettanto grande Giancarlo Cesaroni, fondatore di quel Folkstudio (che dà appunto titolo alla
canzone che canta sempre) dove io purtroppo, non avendo vissuto a Roma in quegli anni, non sono mai riuscito ad entrare.
Anch'io come Lolli ho i miei amori di tipo verticale. La mia amica Ilias mi ha ispirato questo post, che conterrà una parte di me che sono molto felice di condividere.
Fra questi c'è sicuramente il papà di Maria, mancato qualche anno fa, a cui ho voluto molto bene senza chiedergli nulla in cambio, e lo stesso ha fatto lui con me. Mi mancano molto quei momenti passati insieme, fra cui quel "Pigliammoce o' ccafè!", o quel "vaje vaje ca nun ce sta nusciune" detto a un semaforo rosso in un incrocio dove veramente non c'era nessuno! Il mio Don Vincenzo! Così era conosciuto, soprattutto per come aveva sempre combattuto con tutte le sue forze contro certi poteri forti a Napoli, non piegandosi mai a nessun prepotente, chiunque esso fosse! L'ha sempre pagata, e tanto! Però proprio per questo sono orgoglioso di aver camminato per qualche anno (troppo poco) insieme con lui.
Fra questi padri c'è sicuramente il professore che mi diede la tesi trent'anni fa, che si chiama Piergiulio Corsini e che ora insegna a Udine da tanti anni, che sono felice di aver conosciuto nella mia vita. Anche lui, come mio suocero, aveva combattuto con rabbia contro quei poteri forti dell'Università, dove c'era un "traffico di esami" molto forte, al quale lui non si è mai piegato, guadagnandosi la mia stima incondizionata.
Di Claudio Lolli e del bene che gli voglio ho già detto abbastanza, e continuerò a dire in futuro!
Poi c'è il
mio padre naturale, scomparso l'anno scorso, al quale ho voluto bene più della mia vita. E' grazie a papà che sono quello che sono. Mi ha insegnato che si può essere altruisti senza chiedere nulla in cambio. Che si può essere presenti in silenzio, senza ostentarlo. Che si possono cercare gli altri a prescindere dal fatto che gli altri ti cerchino. Che si può dare amore in maniera incondizionata. Che la sofferenza ci può far crescere. Queste sono soltanto poche delle cose che mi ha insegnato. Sicuramente c'è gran parte di mio padre nell'uomo che sono adesso e che alcuni di voi conoscono, e questo me lo fa mancare molto di più di quello che si possa immaginare.
I primi due padri di cui ho messo le fotografie probabilmente li avevate potuti capire. Il terzo padre invece è più difficile da individuare, anche se sicuramente Maria lo intuirebbe subito. Qualche volta ne ho parlato, qualche volta mi è scappato di commentare nei vari blog con quel soprannome che lui, fin dal primo giorno, mi aveva affettuosamente dato.
Esatto, il mio soprannome è Giuan, e il padre verticale di cui sto parlando è Luciano Stipiti, che ha gestito per tanti anni la "Trattoria Toscana Da Aldo" in Viale Sarca 187 a Milano. La trattoria sicuramente più comunista di Milano. La trattoria che ha ospitato gli operai della Breda, che ha ospitato le lotte sindacali quando i sindacati erano veri sindacati. La trattoria in cui hanno mangiato Dario Fo o Gian Pieretti. La trattoria nella quale sono appese tranquillamente fotografie di Che Guevara o manifesti con scritto "Viva la figa", nella quale una signora impellicciata non può entrare perché le viene detto che non c'è posto. La trattoria che ha ospitato tanti raduni di gucciniani negli anni in cui abitavo a Milano (eravamo sempre io e il mio amico Massimo a organizzarli, per cui da quando ce ne siamo entrambi andati da Milano questi raduni sono preticamente terminati). La foto del mio profilo è stata scattata lì. Luciano ha rappresentato molto per me, con la sua umanità, il suo grande affetto, il suo essere semplice e nello stesso tempo incazzato, il suo essere duro su tante cose che lui considerava storte e contemporaneamente romantico quando succedevano cose tipo
quella che tempo fa avevo raccontato, il suo offrire sempre un buon caffè o un grappino a tutti i poveri che entrano nella sua trattoria. Per tutte queste cose io e Maria gli vogliamo molto bene. E' tanto che non andiamo, quasi un anno, quando invece eravamo da lui almeno una sera a settimana durante i nostri anni milanesi. So che presto avrebbe dovuto chiudere. Nel prossimo fine settimana andremo qualche giorno a Como con Maria, e sicuramente una tappa fissa sarà Viale Sarca 187 a Milano.
A presto, ciao e...scusate la lunghezza! Vi assicuro che dal vivo parlo molto meno :-)
Nico