Resistente nel tempo

e i miei amici io li ho chiamati piedi
perché ero felice solo quando si partiva...
(analfabetizzazione - claudio lolli)




sabato 31 dicembre 2016

Come si scrivono le canzoni d'amore

In questi ultimi tempi una fissazione che ho da un po' di tempo si è intensificata, e cioè l'ascolto e la riscoperta delle canzoni d'amore. Ma detta così, direte voi, non sembrerebbe tanto una fissazione!  Lo diventa invece nel momento in cui continui a buttare un occhio a che quello che si ascolta oggi, a quello che soprattutto i poteri forti della discografia e dei media, con i loro talent show del piffero che hanno tantissimo di show ma assolutamente poco di talento, impongono di ascoltare. Ovvero canzoni d'amore, solo canzoni d'amore, che non dicono assolutamente nulla, diciamolo. "Muoio per te, addirittura brucio per te...ovvero mi prostituisco per te, non lasciarmi mai, ti voglio, ti cerco, mi vuoi, mi cerchi, mi fai male, ti faccio male, amore grande, penso solo a te" sono solo alcuni esempi...che poi anche con questi esempi qualcosa di decente si potrebbe scrivere. E da qui viene questa fissazione...su come si scrivono, secondo me, le canzoni d'amore!

Quando ho detto poco talento pensavo per esempio ai ragazzi del Volo...tanta voce e quindi tanto talento, ma per me assolutamente sprecato. Avranno vinto un certo festival di cui non ricordo il nome (Lolli qui insegna), ma le parole di quella canzone sono proprio prive di un qualsiasi elemento innovativo, cariche di banalità e da cui i ragazzi non traggono nessun tipo di insegnamento. Sicuramente la nostra Nellina saprebbe scrivere bene anche su questo tipo di musica, cogliendone anche i lati positivi, ma io non ne sono capace, per me con la musica si deve dire qualcosa, e come diceva De André quando non si ha più nulla da dire è meglio restarsene a casa.

Il primo vero brivido che mi ha portato a fare mio il titolo di questo post è stato quando, un paio di mesi fa, ho riascoltato questa canzone di Stefano Rosso intitolata Via della Scala (che non è la più conosciuta Letto 26 e che qualcuno conosce come Vado via). Quando l'ho risentita mi sono venuti i brividi a mille e la prima cosa che ho pensato è stata "Così si scrivono le canzoni d'amore cazzo, così!"



E' vero che la speranza è l'ultima a morire, ma non credo proprio che autori e interpreti, che sono appunto il prodotto degli attuali poteri forti di cui parlavo prima e che purtroppo dominano la scena, impareranno mai a scrivere così o a scegliere di cantare così. I temi sono spesso gli stessi di questa stupenda canzone di Stefano, ma c'è un abisso nel modo di raccontarli. Che imparino da lui!

Altri due esempi di come, sempre secondo me si scrive una canzone d'amore.

La classica Luci a San Siro di Vecchioni:



Mi ricordo che Guccini, prima di cantarla al Premio Tenco, disse "Maledizione, perché non l'ho scritta io!"

Il secondo esempio è dato dalla più recente e forte Ingenuo e romantico di Cristiano De André:



Ecco, così secondo me si scrivono le canzoni d'amore!

Un buon anno a tutti, e permettetemi di chiudere il post aggiungendo un'ultima canzone d'amore a cui sono molto, ma molto affezionato. Naturalmente è di Claudio Lolli!



giovedì 22 dicembre 2016

Non andare vai

Ho ritrovato la bozza di un post che avevo scritto tantissimi anni fa, in un momento particolare della mia vita in cui sentimentalmente ero abbastanza instabile. Ora le cose sono molto diverse e di tempo ne è passato, le insicurezze si sono mitigate parecchio anche grazie alla persona che mi è accanto ormai da quasi 15 anni, e la paura di parlare si è praticamente ridotta a un lumicino. Rileggerlo è stato quasi ripercorrere un itinerario interiore, camminare dentro sé stessi, emozionarsi sia per quello che si è provato, sia per la consapevolezza di quello che si è oggi. Il post ormai non esiste più in rete, e per questo mi va di condividerlo qui. Anche per ringraziare in un modo insolito la mia Maria di esserci.

Non andare vai, non restare, stai, non parlare, parlami di te. Quante volte abbiamo sentito nostre queste parole! Una paura fottuta di affrontare una persona, di sentirsi dire parole che temi... o forse che sai ti verranno dette... paura di non saper dire quelle parole che vorresti dire e soprattutto nel modo in cui le vuoi dire... paura di non far capire bene quello che hai dentro... paura che tante cose possano essere fraintese e possano farti perdere definitivamente una persona che fa parte della tua vita ("Tu non sai le domande, ma non risponderei per non strascinare parole in linguaggio d'azzardo") ...paura che ti dà l'istinto di non parlare. Vorresti che lei non parlasse, ti piacerebbe lasciarti trascinare solo dalle sensazioni ("non parlare, non dire più niente se vuoi, lascia farlo ai tuoi occhi e alle mani"). Ma, nello stesso tempo, voglia di sentirsi dire tutto, anche sapendo che molte cose potranno farci male, voglia di chiarezza, voglia di ascoltare e capire, voglia di far capire, di raccontarsi, di spiegare e, molto spesso, di spiegare a noi stessi attraverso la persona che hai davanti quelle poche parti di noi stessi che non ancora conosciamo nemmeno noi.  E' bello quando si riesce a superare tutte queste paure... no, non e' esatto, perché le paure restano sempre e bisogna conviverci. E' bello quando quella "voglia" di cui parlavo ha il sopravvento sulle "paure" e ci consente di riacquistare quella situazione di "parità" con l'altra persona, contrapposta allo stato di svantaggio o vantaggio che normalmente non è bello in nessun tipo di rapporto affettivo, che sia d'amore o di amicizia.  Restare e parlare di te... di noi... anche quando le circostanze non aiutano e il cuore batte forte ("eri bella lo so, e che bella che sei, dicon tanto un silenzio e uno sguardo"), alla fine è sempre la cosa più appagante. Guccini dice "non so dire se nasce un periodo o finisce, se dal cielo ora piove o non piove"... beh, dopo averlo fatto, dopo aver chiarito, dopo esserti confrontato con te stesso, ti senti veramente bene e pronto per ricominciare, perché sai che solo quello può essere un punto di ripartenza, sai che quello è un periodo che contemporaneamente finisce e nasce, e sei sicuro di entrambe le cose forse come non lo eri mai stato. E' come andare da Milano a Roma!  Se non si arriva prima a Firenze, a Roma non ci si arriverà mai!  E il viaggio da Firenze a Roma, quando riesci a farlo, è più bello e ti dà più serenità!  Ti credevi stupido, e ora ti piaci di più, ti stimi di più, e non è poco.  Ti rendi conto che hai tante cose dentro da dare, ma anche da ricevere!

Canzone delle domande consuete è una bellissima canzone di Guccini, che a me e Maria piace molto. Faceva parte della nostra prima colonna sonora, quella che ci ha fatto innamorare. Le domande che mi feci saranno state forse consuete, ma per me hanno significato molto, e non posso fare a meno di ringraziare ancora una volta Maria, ma anche quegli amici di allora, molti dei quali mi piacerebbe tanto rivedere, perché senza il loro affetto e la loro vicinanza, anche da lontano per qualcuno di loro, forse quel momento non lo avrei superato così presto e così bene.
 

domenica 11 dicembre 2016

Liceali e futuro

Volevo raccontarvi di un'esperienza appena vissuta, che definirei decisamente entusiasmante oltre che incredibilmente commovente.

Il mese scorso una cara amica, con cui siamo cresciuti insieme e che ora è professoressa in un liceo scientifico di Lanciano in provincia di Chieti, mi ha prospettato l'idea di fare due chiacchiere con i suoi studenti parlando loro della mia esperienza lavorativa e del loro futuro. Io, che ho sempre amato la scuola come professore, cosa che avrei voluto fare da grande, grazie agli insegnamenti di mio padre che ha vissuto la sua esistenza per la famiglia e per la scuola diventando uno dei professori più amati di sempre a Chieti, ho accettato volentieri di incontrare i suoi ragazzi.  L'idea di Emanuela poi con i giorni è cresciuta, e così ho ricevuto un invito ufficiale da parte della sua scuola come relatore a una conferenza che avrebbe ospitato non solo le classi di Emanuela, ma anche tutte le altre terze della scuola, il Liceo Scientifico Galilei di Lanciano, uno dei più frequentati in tutto l'Abruzzo.  Scoprii poi che il tutto è partito da alcuni miei video che si trovano con una semplice ricerca su Google, in cui ci sono alcuni miei interventi presso Università italiane e straniere e presso l'IBM Academy of Technology :)

E così martedì scorso, fra l'entusiasmo mio e di Emanuela, dopo aver lavorato anche di notte nei giorni precedenti per preparare del materiale che potesse essere gradito dai ragazzi, sono andato a Lanciano per fare questa conferenza.  Confesso che un po' di timore c'era, 16 anni è un'età di protesta, con la quale il gap generazionale è quasi sempre evidente.  Sarebbe stato difficile parlare e dimostrare di essere dalla loro parte, scendendo dal facile piedistallo in cui spesso si rischia di salire e su cui, sono certo, molti sono saliti in questo tipo di eventi.  Ma io sono fatto così, pur sapendo di avere l'età che ho amo parlare da pari a pari con i ragazzi, mi piace metterli subito a loro agio facendomi dare del tu come io faccio con loro.  Ma queste accortezze sarebbero piaciute ai ragazzi?  Gli altri professori avrebbero gradito?  Ho deciso quindi di non pensarci, e di entrare tranquillo nell'Auditorium predidposto per l'evento dalla BPER di Lanciano, da cui sono stato accolto in maniera impeccabile.  Fra l'altro BPER è da sempre un mio cliente, e a Modena con loro ho condiviso tantissimi successi.

Prima sorpresa...l'aula comincia a poco a poco a riempirsi, fino a raggiungere quasi la capienza massima!



L'emozione ormai era alle stelle! Per BPER ci ha accolto Linda Zulli, che ringrazio di cuore, mentre la responsabile della conferenza, Annamaria Mililli, mi ha presentato ai ragazzi spendendo per me parole molto belle e generose.  Dovevo solo iniziare.

Ho cominciato a parlare della mia passione per la matematica fin da piccolino, quando conoscevo le targhe delle macchine e i numeri di telefono di tutti i parenti e amici, poi ho raccontato della parentesi al Liceo Classico, in cui paradossalmente oltre alla matematica mi piacevano anche il greco e il latino, e di come fra pallacanestro e musica iniziava a nascere la mia triade, basket chitarra e matematica, che poi avrebbe dato il nome a questo blog.  Ho parlato dell'Università di Matematica, del libro di problemi di scacchi pronto per la pubblicazione, ma di cui prestai la bozza che non mi è mai più tornata indietro :-(  Poi, per introdurre un argomento caldo per il loro futuro, e cioè quello di annotarsi sempre tutto ciò che si fa, ho parlato degli scacchi e della modalità di annotazione delle mosse, e ho poi tirato fuori dal cilindro un bell'esempio, quello di come ai tempi dell'università imparai scientificamente come risolvere il cubo di Rubik.


Voglio raccontarlo anche qui :-)  Quando lo comprai, stetti giorni e giorni interi a cercare di risolverlo, ma più di una faccia non si riusciva a fare. Dopo diversi giorni che continuavo a girare e a girare (ci scrissi su anche una canzone, pensate come stavo messo eheheh), mi venne in mente una genialata.  Fra me e me mi dissi: "Ma poi se lo dovessi risolvere, cosa che succederà, sicuramente non mi ricorderò come ho fatto!!!" :-)  E così decisi di cominciare a scrivermi le mosse che facevo, un lavoraccio ve lo assicuro, anche per capire con che notazione scriverle.  Dopo diversi giorni lo risolsi e...mi studiai tutte le mosse che mi ero annotato, capendo da lì quali fossero le mosse chiave per la risoluzione.  E così diventò un gioco da ragazzi poi risolverlo.  I ragazzi stavano in silenzio, e mi accorsi che mi guardavano quasi tutti in faccia, in gran parte sorridendo.  Il messaggio credo sia stato recepito benissimo, ovvero annotare ciò che si fa nella vita lavorativa è fondamentale per la propria crescita professionale, qualsiasi tipo di lavoro si scelga o ci si trovi a dover fare.

Pensavo di finire in un'ora, io che sono sempre abbastanza veloce quando presento, e invece dopo un'ora e mezzo stavo ancora parlando, con i ragazzi sempre più interessati, come dimostra quello che hanno fatto alla fine e che poi vi dirò.  Ho parlato di quello che faccio in IBM, di professioni, di eminence e di un modo per misurarla facendo una ricerca di sé stessi su Google, di mentoring, di IBM Academy of Technology e di comunità tecniche di eccellenza, di Mainframe, di Batch e di Transazionale, di sistemi operativi, di Cognitive, di Social Media e di come diventa ogni giorno più importante per il proprio futuro farne un utilizzo mirato e importante, della lingua inglese e di quanto sia diventata fondamentale nel mondo in cui viviamo, di come l'IBM promuove e valorizza i giovani, e su quest'ultimo punto nella preparazione del materiale mi hanno aiutato due ragazzi giovani a cui voglio molto bene e di cui sono uno dei tutor, Silvia Peschiera e Paolo Malavolta.

Sono rimasto impressionato e appagato, i ragazzi hanno ascoltato la mia conferenza con interesse e maturità, e anche i professori più qualcuno di BPER credo siano rimasti contenti e soddisfatti. L'applauso finale, lungo e sentito, mi ha letteralmente commosso e mi ha ripagato di tutte le nottate precedenti.

Altre due cose volevo ricordare qui prima di chiudere, che ormai non ne potete più di questo post così lungo :-)  La prima è che, fra le tante domande che mi hanno fatto, c'è quella di un ragazzo che mi ha chiesto quali sono le maggiori soddisfazioni che si possono avere nel mondo lavorativo, e che quindi io ho avuto.  La risposta è stata semplice.  Gli ho detto che le maggiori soddisfazioni, più che il lavoro stesso, sono le persone con cui si lavora, il feeling che si riesce a instaurare, il loro affetto e il loro apprezzamento, il dare sé stessi.  Esattamente come quello che stava succedendo lì con loro in quell'aula.  La seconda cosa invece, che mi ha commosso e emozionato tantissimo, è stata quella dei saluti finali.  I ragazzi hanno cominciato a salire sul palco per salutarmi, facendo tutti la fila per farsi una foto o un selfie con me, regalandomi emozioni incredibili!  Non ci ero abituato!  Mi sembrava di essere Robert De Niro :-) Queste sono le vere soddisfazioni, ragazzi!  Un'esperienza indimenticabile. Grazie a tutti voi!